Sembra incredibile: in tutto il mondo neanche la metà dei bambini con meno di sei mesi viene allattato esclusivamente con latte materno[1]. Prevale quello che viene di solito chiamato latte artificiale, ma che latte non è. È un prodotto dell’industria farmaceutica; un insieme di sostanze combinate secondo una ricetta, o formula, usata come sostituto del latte materno. Per questo “formula” è il nome che di solito viene usato, in particolare in lingua inglese come abbreviazione dell’espressione “infant formula”.
Nel mondo, quindi, più della metà dei lattanti viene nutrito con un prodotto industriale, malgrado nei paesi in via di sviluppo – dove nasce la maggior parte dei bambini – le famiglie debbano fare grandi sacrifici per permettersi di acquistarlo, e malgrado l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandi con forza l’allattamento materno per molte ragioni[2]:
- Il latte materno è il primo alimento naturale per i bambini, fornisce tutta l’energia e i nutrienti di cui ha bisogno per i primi mesi di vita e continua a fornire fino a metà o più dei suoi bisogni nutrizionali tra sei mesi e un anno e fino a un terzo durante il secondo anno di vita.
- Il latte materno promuove lo sviluppo sensoriale e cognitivo e protegge il bambino dalle malattie infettive e croniche.
- L’allattamento contribuisce alla salute e al benessere delle madri, riducendo il rischio di cancro alle ovaie e al seno.
E non c’è solo questo. Uno studio recente condotto su 22 paesi europei[3] ha mostrato che la sostituzione del latte materno con l’alimento artificiale, che ha un contenuto di zucchero maggiore, aumenta il numero di bambini obesi [4], perché l’eccesso di zucchero durante l’infanzia aumenta il rischio di obesità, oltre che di diabete e carie.
Infine c’è il tema dell’olio di palma, che fornisce i grassi insaturi che sono contenuti nel sostituto industriale del latte materno. Sebbene gli impatti negativi sulla salute dell’olio di palma siano controversi[5], tanto l’OMS[6] quanto la FAO hanno considerato convincenti le prove che collegano il consumo di grassi saturi con un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
I rischi per la salute dovuti alla sostituzione del latte materno con il prodotto industriale, la formula, non sono uniformemente distribuiti fra tutti i bambini del mondo: sono quelli dei paesi in via di sviluppo a soffrire di più, e le ragioni sono numerose. Una è che in molti paesi l’accesso a quantità sufficienti di acqua igienicamente sicura e a un costo accettabile è limitato, come limitata è la disponibilità di servizi igienici adeguati; ciò comporta un’alta incidenza di infezioni respiratorie acute, di diarrea e morbillo. Il rischio di morire di polmonite tra i bambini sotto i cinque mesi è circa nove volte maggiore per quelli alimentati interamente con la formula rispetto a quelli che lo sono parzialmente[7].
Secondo la rivista medica “The Lancet”[8] 823.000 decessi infantili sarebbero evitati ogni anno nei paesi a basso e medio reddito se l’uso dell’alimentazione con il sostituto del latte materno fosse limitato ai soli pochi casi in cui è effettivamente necessario.
Un’altra ragione deriva dal fatto che spesso accade che, a causa della diffusissima precarietà del lavoro, per qualche giorno le famiglie non abbiano la disponibilità economica per acquistare il prodotto, e risolvono usando più acqua per sciogliere il latte in polvere, cioè alimentando il lattante con un prodotto annacquato.
Gli aspetti negativi derivanti dalla sostituzione del latte materno con il prodotto industriale non si limitano alla salute dei bambini e delle madri, ma anche all’impatto ambientale che ne deriva; impatto che a sua volta – sia pure indirettamente – finisce per incidere negativamente sulla salute, oltre che sull’economia e sul benessere in generale. E si tratta di un impatto significativo, di cui si parla poco – o niente. Ma di quale impatto si tratta? La riposta è sintetizzata in un rapporto dell’International Baby Food Action Network (IBFAN)[9]: “Per valutare l’impronta ecologica totale dei prodotti per l’alimentazione artificiale, è necessario fare attenzione all’intero processo di fabbricazione dei prodotti, comprendendo la produzione del latte, la trasformazione industriale, il trasporto e la preparazione. L’alimentazione artificiale incrementa anche la fabbricazione di prodotti associati quali stagno per lattine, lattine per confezionare la formula, biberon e tettarelle di plastica, etichette e stampe per il commercio e la distribuzione, sterilizzatori per i biberon. Ciò ha un impatto sul pianeta, che si aggiunge a quello che deriva dalla preparazione industriale della formula a partire dal latte liquido.”
Secondo lo stesso rapporto, per produrre 1 kg di latte in polvere si emettono 2,8 kg di CO2-eq (quanto emette un’auto di piccola cilindrata che percorre 28 km) e si consumano 4.800 litri di acqua.
Ma cosa significano questi numeri quando si applicano alle quantità complessive in gioco? Non ci sono dati in merito alle emissioni di gas serra dovute alla produzione globale del sostituto di latte materno, ma possiamo farci un’idea da uno studio[10] eseguito per soli sei paesi (Australia, Cina, India, Malesia, Filippine, Corea del Sud), in cui l’uso dell’alimento artificiale ha comportato emissioni totali stimate pari a 2,89 milioni di tonnellate di CO2-eq, pari a più del doppio di quelle di tutti i voli internazionali e del traffico marittimo messi insieme.
A questo si devono aggiungere le emissioni relative al processo di confezionamento e quelle per produrre i materiali usati nelle confezioni. Confezioni che, nel 2009 richiedevano più di 86.000 tonnellate di metallo e 364.000 tonnellate di carta; e da allora la produzione di formula è almeno raddoppiata[11].
E non è tutto, perché ci sono le emissioni per il trasporto e quelle derivanti dall’uso: il prodotto in polvere può essere preparato in modo sicuro solo con acqua che è stata riscaldata ad almeno 70 °C. Nel Regno Unito, per esempio, il costo ambientale stimato di questa operazione equivale a oltre 1,5 milioni di kg di CO2, la stessa quantità emessa da un’auto di piccola cilindrata per percorrere 15 milioni di chilometri.
Per completare il quadro, bisognerebbe aggiungere le emissioni dovute alla produzione e trasporto delle bottiglie di acqua minerale che viene raccomandata perché sicuramente sterile, e quelle che derivano dalla pubblicità, dal marketing (promotori che vanno a trovare i medici, per esempio).
Ma l’impatto ambientale del sostituto industriale del latte materno non è limitato al fatto che contribuisce al riscaldamento globale a causa delle emissioni di gas serra. C’è dell’altro. E questo altro deriva dall’inquinamento dei corsi d’acqua e delle falde causato dall’uso di fertilizzanti artificiali e pesticidi nelle coltivazioni di soia o altro prodotto destinato ad alimentare le mucche che danno il latte occorrente per la produzione della formula. I fertilizzanti e i pesticidi sono usati anche per coltivare il riso, il cui latte, come anche quello di soia, viene a volte usato al posto di quello bovino in alcuni tipi di formula.
E non solo di inquinamento si tratta: in molti casi l’allevamento intensivo per produrre il latte implica deforestazione (è tipico il caso della foresta amazzonica, bruciata per fare spazio alle coltivazioni di soia), e causa impoverimento dei terreni e perdita di fertilità attraverso un sovra-sfruttamento massiccio.
Pure nel capitolo impatto ambientale rientra l’uso dell’olio di palma nella formula. Infatti per soddisfare la crescente domanda, le piantagioni di palma da olio in paesi come Indonesia e Malesia hanno rimpiazzato e devastato la foresta nativa e causato danni irreparabili alla popolazione umana e animale, oltre a dare luogo ad un aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera.
Il risultato finale di questi altri impatti è il più drammatico: la perdita di biodiversità che ci spinge verso la sesta estinzione dell’Antropocene.
In definitiva, la riduzione dell’alimentazione con latte materno si rivela una seria minaccia alla salute delle generazioni future e del pianeta.
Chi l’avrebbe mai detto?
Si può obiettare: d’accordo, ma il latte materno non è causa di niente? Pur sempre di una produzione si tratta e, lo sanno tutti, le donne che allattano devono nutrirsi di più e meglio di quelle che non lo fanno e la produzione di questo cibo in più ha un impatto ambientale.
Il tema è stato affrontato, ed è stato fatto un confronto fra le emissioni causate dalla assunzione di un litro di latte materno e un litro di formula per sette paesi: Nuova Zelanda, Stati Uniti, Brasile, Francia, Regno Unito, Cina e Vietnam[12]. I risultati ottenuti in questo studio indicano che il latte materno ha emissioni di gas serra sempre inferiori a quelle del sostituto artificiale; in particolare per Regno Unito, Cina, Brasile e Vietnam, l’impatto del latte materno è risultato rispettivamente del 40%, 53%, 43% e 46% inferiore.
Ancora una volta vince la natura.
Una domanda sorge spontanea. Di fronte a tutte queste evidenze scientifiche, alle raccomandazioni dell’OMS, al fatto che alimentare il bambino al seno costa molto meno che alimentarlo col biberon, come è possibile che nel mondo meno del 50% dei bambini fino a sei mesi sia allattato esclusivamente con latte materno? E come è possibile che il mercato dei sostituti artificiali stia crescendo a un ritmo otto volte superiore7 a quello della popolazione mondiale?
Va detto che l’alimentazione del lattante con la formula non va a priori criminalizzata, perché può avere un ruolo positivo da giocare in alcuni casi, anche al di fuori del caso estremo di mancanza di latte materno o di fattori medico-sanitari che la rendono necessario. Per esempio ci sono fattori come l’urbanizzazione, l’aumento della partecipazione femminile alla forza lavoro e leggi inadeguate che giocano un ruolo significativo.
Ma il successo del sostituto industriale del latte materno va oltre queste possibili giustificazioni. Ci deve essere dell’altro. E c’è. Questa crescita del settore non è casuale, ci dice Save the Children7, è il risultato di una scelta strategica messa in atto con un ampio uso di pubblicità e promozione allo scopo di fare crescere i profitti delle aziende che producono la formula: un mercato che da 15 miliardi di dollari nel 1998 è passato a 70,6 miliardi nel 2019, pari a più di un terzo del PIL di un paese ricco come la Svizzera. Si tratta di un aumento di cinque volte in poco più di due decenni; un incremento tre volte più veloce della crescita dell’economia globale e di gran lunga superiore al tasso di crescita del numero di bambini nel mondo.
E che c’è di male nel fatto che un’azienda abbia successo e cresca? In questo caso il male c’è, ed è ben noto alle stesse aziende: il danno alla salute dell’uomo e del pianeta, che lascia sul campo morti e malattie. Lo stesso male che le multinazionali del tabacco hanno fatto (e ancora fanno) succhiando la vita di milioni di esseri umani per crescere e aumentare i profitti.
Chi porta avanti questa azione contro l’umanità ha un nome; si tratta della Nestlé, della Danone, della RB, della Abbott, della FrieslandCampina e della Kraft Heinz, più altre molto più piccole.
Queste sei aziende multinazionali spendono in pubblicità, promozione e marketing l’equivalente di 40 € per ogni bambino nato al mondo, per un totale di 5,5 miliardi di Euro all’anno[13]. Il tutto speso per spingere le madri a smettere di allattare al seno i bambini.
Save the Children7 cita numerosi strumenti usati per indurre le madri a passare dall’allattamento al seno a quello artificiale. Uno è quello dei pacchi di latte gratuiti all’atto della dimissione dall’ospedale, dopo il parto. È una subdola tecnica di persuasione. L’uso dei campioni mina la capacità di una madre di allattare perché una volta che un bambino è sazio di quello artificiale, richiede meno latte materno. Ma l’offerta di latte al seno è stimolata dalla domanda, quindi quando un bambino allatta di meno, la madre produce meno latte. La percezione di alcune madri di non essere in grado di fornire latte a sufficienza è uno dei motivi più comuni per cui utilizzano la formula.
Un altro approccio si basa sull’uso di tecniche emozionali per convincere i genitori che il prodotto industriale è meglio del latte materno; sono tecniche che coinvolgono spesso anche i medici, che sfruttano la fiducia che le madri hanno in loro. Per esempio, come rivela Save the Children13, in Bangladesh i medici hanno riferito di aver ricevuto da parte di rappresentanti della Nestlé doni e inviti a corsi di formazione almeno una volta all’anno.
In Thailandia, Dumex, di proprietà di Danone, ha inviato messaggi di testo promozionali alle madri. In uno c’era scritto: “Usa Dumex Dugrow 1 plus per bambini da 1 anno in su … Questo aiuta tuo figlio ad essere forte e felice. Chiama per ottenere un campione gratuito allo 02-740-3400″.
Gran parte dell’attività promozionale viola il Codice internazionale di commercializzazione dei sostituti del latte materno dell’OMS. Questo codice stabilisce le regole che le aziende devono seguire, tra cui “nessuna promozione al pubblico”, “nessun regalo a madri o operatori sanitari” e “nessun campione gratuito”.
Evidentemente il Codice è sistematicamente violato, o almeno aggirato, se le vendite di formula crescono vertiginosamente.
Ma le multinazionali della formula vanno ben oltre le semplici violazioni per aumentare i profitti a danno di tutti noi: intervengono pesantemente a livello politico attraverso le loro lobby.
Un livello è quello delle organizzazioni internazionali, e lo fanno attraverso il metodo più raffinato che ci sia: la manipolazione del linguaggio. Se si rileggono le raccomandazioni dall’OMS sul latte materno riportate all’inizio di questo articolo, non si può non notare che è un elenco di vantaggi, rispetto, ovviamente, alla formula, che però non viene citata. Un ben strano modo di informare: sarebbe più logico, invece, fare l’elenco di tutti gli svantaggi del sostituto industriale del latte materno, dire cioè che non fornisce tutta l’energia e i nutrienti necessari, non promuove lo sviluppo sensoriale e cognitivo, non contribuisce alla salute e al benessere delle madri. È ben strano, e certamente non casuale, questo modo di comunicare; è come se per scoraggiare il fumo si dicesse: respirare aria pulita non fa venire il tumore ai polmoni, invece di dire che col fumo il rischio è alto. Viene il dubbio più che legittimo che nella fraseologia dell’OMS ci sia dietro lo zampino delle lobby delle multinazionali.
Il dubbio invece non c’è proprio nel caso che segue. Si legge in un articolo del New York Times[14] del 2018: “Una risoluzione per incoraggiare l’allattamento al seno avrebbe dovuto essere approvata rapidamente e facilmente dalle centinaia di delegati del governo che si sono riuniti questa primavera a Ginevra per l’Assemblea mondiale della sanità affiliata alle Nazioni Unite.
Sulla base di decenni di ricerca, la risoluzione afferma che il latte materno è il più salutare per i bambini e i paesi dovrebbero sforzarsi porre dei limiti alla commercializzazione dei sostituti del latte materno quando si basa su informazioni imprecise o fuorvianti.
I funzionari americani hanno cercato di annacquare la risoluzione rimuovendo il passaggio che invitava i governi a “proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento al seno” e un altro che invitava i responsabili politici a limitare la promozione di prodotti alimentari che molti esperti dicono possono avere effetti deleteri sui bambini.
Fallito questo tentativo, sono passati alle minacce, secondo diplomatici e funzionari governativi che hanno preso parte alle discussioni. L’Ecuador, che aveva previsto di introdurre il provvedimento, è stato il primo a trovarsi nel mirino.
Gli americani sono stati schietti: se l’Ecuador si fosse rifiutato di far cadere la risoluzione, Washington avrebbe scatenato misure commerciali punitive e ritirato aiuti militari cruciali. Il governo ecuadoriano acconsentì rapidamente”.
Da chi potevano essere mossi i funzionari americani? Gli interessi di chi stavano sostenendo?
Alla fine di tutta questa storia viene un ulteriore
dubbio: ma queste multinazionali non dovrebbero essere processate alla corte
dell’Aia per crimini contro l’umanità?
[1] WHO, Breastfeeding in the 21st Century – https://www.who.int/pmnch/media/news/2016/breastfeeding_brief.pdf
[2] World Health Organisation, Breastfeeding
https://www.who.int/maternal_child_adolescent/topics/child/nutrition/breastfeeding/en/
[3] A. I. Rito et al., Association between Characteristics at Birth, Breastfeeding and Obesity in 22 Countries: The WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative – COSI 2015/2017, Obes Facts 2019;12:226–243
[4] G. Bridge et al., A cross-country exploratory study to investigate the labelling, energy, carbohydrate and sugar content of formula milk products marketed for infants, British Dental Journal 228, 198–212(2020)
[5] J. Bronsky et al., Palm Oil and Beta-palmitate in Infant Formula: A Position Paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition, JPGN – Volume 68, Number 5, May 2019
[6] S. Kadandale, R. Marten, R. Smith, The palm oil industry and noncommunicable diseases, Bulletin of the World Health Organization 2019;97:118- 128. doi: http://dx.doi.org/10.2471/BLT.18.220434
[7] DON’T PUSH IT – Why the formula milk industry must clean up its act, The Save the Children Fund 2018
[8] Breastfeeding: achieving the new normal – www.thelancet.com Vol 387 January 30, 2016
[9] Formula for Disaster: weighing the impact of formula feeding vs breastfeeding on environment, BPNI / IBFAN Asia 2014 – http://bpni.org/docments/FormulaForDisaster.pdf – Traduzione italiana in http://www.ibfanitalia.org/wp-content/uploads/2015/04/Formula-for-Disaster_ita.pdf
[10] Report on Carbon Footprint Due to Milk Formula – A study from selected countries of the Asia-Pacific region, BPNI / IBFAN Asia 2015
[11] N. Joffe et al., Support for breastfeeding is an environmental imperative, BMJ 2019;367:l5646 doi: 10.1136/bmj.l5646
[12] J. O. Karlsson et al., The carbon footprint of breastmilk substitutes in comparison with breastfeeding, Journal of Cleaner Production 222 (2019) 436e445
[13] Milk formula companies – violating rules and threatening lives, Save The Children UK – https://www.savethechildren.org.uk/news/media-centre/press-releases/leading-milk-formula-companies-spend-p36-on-marketing-for-every-
[14] A. Jacobs, Opposition to Breast-Feeding Resolution by U.S. Stuns World Health Officials, The New York Times July 8, 2018 – https://www.nytimes.com/2018/07/08/health/world-health-breastfeeding-ecuador-trump.html
Grazie, ottimo articolo! Non è facile trovarne
Articolo ben scritto e totalmente condivisibile